Le critiche del Daily Mail e la risposta di Giovanni Pes

Un articolo pubblicato dal Daily Mail ha sollevato dubbi sulla veridicità delle ricerche che hanno portato all’identificazione delle Blue Zones in Sardegna, le aree caratterizzate da un’alta concentrazione di centenari. Le dichiarazioni del ricercatore australiano Saul Newman, che ha definito i dati alla base delle ricerche “statisticamente inconsistenti”, hanno provocato la reazione dei principali studiosi del settore, tra cui il dottor Giovanni Pes dell’Università di Sassari, pioniere nello studio della longevità sarda.

Il dottor Pes è riconosciuto come lo scopritore delle Blue Zones, un termine che introdusse alla fine degli anni ’90 per identificare alcune aree della Sardegna con tassi di longevità straordinari. «Nel 1998, durante un congresso di demografia a Montpellier, presentai per la prima volta i dati che evidenziavano un’area con una concentrazione di centenari senza precedenti. Usai un pennarello blu per segnare queste zone sulle mappe, ed è da lì che nacque il termine Blue Zone», ricorda Pes.

Convincere la comunità scientifica della validità dei suoi dati, però, non fu semplice: «Ci sono voluti oltre dieci anni per dimostrare che le nostre ricerche erano solide e fondate su metodi rigorosi. Oggi, dopo decenni di studi, possiamo affermare con certezza che i dati sono documentati in modo inconfutabile, grazie ai registri ecclesiastici e comunali che risalgono fino al XVI secolo».

Le affermazioni di Saul Newman, che ipotizza inesattezze nei dati anagrafici e l’invenzione di alcune date di nascita, sono respinte con fermezza dal dottor Pes. «Le accuse sono del tutto infondate. I dati sui centenari sardi sono stati verificati con criteri rigorosi e metodi scientifici riconosciuti a livello internazionale. La nostra ricerca si basa su documenti storici e su un lavoro meticoloso svolto insieme agli uffici demografici locali e alle amministrazioni comunali», sottolinea Pes.

Tra i dati contestati da Newman vi sarebbe un’anomala concentrazione di centenari nati a gennaio, indicata come prova di dati manipolati. Pes smonta questa accusa punto per punto: «Se analizziamo i quattordici supercentenari sardi (coloro che hanno superato i 110 anni), la distribuzione delle nascite è perfettamente normale: tre sono nati a gennaio, uno a febbraio, uno a maggio, e così via. Inoltre, il nostro metodo prevede ulteriori verifiche per identificare eventuali discrepanze nei dati, e in 25 anni abbiamo riscontrato solo un caso di errore, dovuto a uno scambio di persona».

Pes evidenzia anche la mancanza di un approccio diretto da parte di Newman: «È sorprendente che un ricercatore si permetta di screditare il nostro lavoro senza mai aver visitato la Sardegna o aver consultato i nostri studi. La ricerca sulla longevità sarda è il risultato di decenni di impegno sul campo, di accesso a registri storici e di collaborazioni con esperti locali».

Le Blue Zones rappresentano un patrimonio non solo per la Sardegna ma per la comunità scientifica globale. Gli studi condotti dal dottor Pes hanno portato alla certificazione di numerosi comuni sardi – tra cui Arzana, Villagrande, Baunei, Seulo e Talana – come luoghi simbolo della longevità.

Le recenti critiche, benché infondate, dimostrano l’importanza di tutelare il lavoro di chi, con rigore scientifico, contribuisce a comprendere i segreti della longevità. «La longevità sarda non è un mito – conclude Pes – ma un dato di fatto che racconta una storia straordinaria di salute, tradizione e resilienza».

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