La longevità in Sardegna è il risultato di un legame profondo con il passato, dove tutto ciò che è stato fatto lascia tracce: musica, cultura, arte e cibo. Il ruolo delle donne sarde, che hanno sempre dato valore alla vita quotidiana e rispettato le leggi della natura, è di fondamentale importanza. Coltura e cultura sono sempre andate di pari passo, e le donne sono state le custodi della conservazione, trasmissione e innovazione della cultura sarda e della longevità. Fortissimo è il legame tra la qualità del cibo, la salute e il benessere, insieme a un profondo rispetto per il cibo. Ad esempio, se un pezzo di pane cade a terra, viene raccolto, pulito e mangiato: sprecare “sa grazia ‘e Deu” sarebbe impensabile.
La dieta mediterranea, reinterpretata in chiave sarda, si basa su ingredienti naturali e stagionali. Predilige un consumo limitato di carne, abbondanza di minestroni con legumi, patate e verdure, pasta e pane pistoccu fatti in casa. La ricotta e gli alimenti a basso indice glicemico e a bassa intensità calorica, insieme a frutta e verdura di stagione, giocano un ruolo fondamentale. L’olio d’oliva, noto antiossidante, è protagonista, mentre lo strutto viene preferito per le fritture, risultando più leggero dell’olio di semi. Anche il vino, consumato con moderazione, contribuisce alla longevità grazie ai flavonoidi. Ogni elemento della dieta concorre al benessere complessivo.
Il Civargeddu Prenu, o focaccia ripiena, è un piatto tradizionale di diverse zone della Sardegna, legato alla cultura culinaria locale e simbolo della convivialità. Questa ricetta semplice ma ricca è uno degli esempi di cucina che ha accompagnato generazioni e che, ancora oggi, mantiene vivo il legame con la terra e la tradizione.